Come iTBS ripara il danno da ictus o del midollo spinale

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 23 novembre 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’ictus, o stroke in inglese, la vasculopatia cerebrale acuta più grave e frequente, distinta nelle due forme ischemica ed emorragica, quando non risulta fatale esita spesso in infermità motorie, fra cui la più studiata è l’emiplegia nella sede controlaterale alla lesione emisferica. Il deficit motorio è sostanzialmente causato da un indebolimento delle connessioni tra la corteccia cerebrale e i circuiti neuromotori del midollo spinale. Anche nei danni al midollo spinale che esitano in paresi o paralisi si verifica un’interruzione del normale flusso elettrico assonico che dalla corteccia motoria precentrale, attraverso i fasci cortico-spinali diretto e crociato e i nervi spinali, raggiunge i muscoli. Per questa ragione, nelle infermità neuromotorie di origine centrale si ricorre alla strategia terapeutica della stimolazione, con differenti strumenti e procedure, al fine di riattivare in parte, se non ripristinare, la connessione compromessa. In particolare, nel trattamento delle manifestazioni cliniche da ictus cerebrovascolare sono stati registrati buoni risultati, anche se dei meccanismi neurofisiologici e molecolari mediatori dell’effetto terapeutico di stimolazione si conosce ben poco.

È noto che la neuromodulazione terapeutica mediante stimolazione elettrica promuove e favorisce lo sprouting assonico e rinforza le connessioni cortico-spinali per la riparazione del danno. Neela Zareen e colleghi coordinati da John H. Martin hanno impiegato la stimolazione ripetitiva configurata a pattern specifici per indagare i meccanismi molecolari della plasticità strutturale e LTP-simile, e per identificare biomarker di plasticità di lunga durata.

(Zareen N. et al., Molecular signaling predicts corticospinal axon growth state and muscle response plasticity induced by neuromodulation. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2408508121, 2024).

[Edited by Peter Strick, University of Pittsburgh Brain Institute, PA (USA)].

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Molecular, Cellular and Biomedical Sciences, Center for Discovery and Innovation, City University of New York School of Medicine, New York, NY (USA); Department of Educational Psychology, Graduate Center of the City University of New York, NY (USA); Neuroscience Program, Graduate Center of the City University of New York, NY (USA); Department of Biomedical Engineering, Grove School of Engineering, The City College of New York, NY (USA).

Consideriamo qui di seguito, in estrema sintesi, i risultati dello studio. Dalla sperimentazione è risultato che l’attivazione della segnalazione mTOR e la disattivazione di PTEN sono biomarker dello sprouting assonico e dell’attivazione di Stat3 per la plasticità LTP-simile indotta dalla neuromodulazione. Il danno spinale non interessa la segnalazione di sprouting, mentre la segnalazione per la plasticità LTP-simile era neuromodulazione dipendente dal protocollo.

Il lavoro condotto da Neela Zareen, John H. Martin e colleghi appartiene al filone di studi che valuta gli effetti della stimolazione elettrica della corteccia cerebrale: tale stimolo può produrre plasticità del sistema cortico-spinale e potenziare la funzione motoria dopo danno, come quello ischemico da ictus o quello traumatico. A parte l’interesse neuroscientifico generale nella determinazione dei meccanismi molecolari che mediano gli effetti della stimolazione elettrica corticale, questo genere di studi assume un rilievo particolare in rapporto alla clinica, perché l’impiego della stimolazione elettrica corticale in funzione riabilitativa va monitorato e calibrato, dunque la conoscenza dei meccanismi molecolari e l’identificazione di veri e propri biomarker della gemmazione di nuove strutture assoniche funzionanti potrebbe rappresentare uno straordinario ausilio per i trattamenti finalizzati al recupero.

I ricercatori hanno focalizzato il proprio interesse sull’identificazione di “predittori molecolari” o biomarker di una plasticità durevole.      A questo scopo hanno adottato due protocolli di neuromodulazione: 1) rMPS (repetitive multipulse stimulation) e 2) iTBS (intermittent theta burst stimulation), che incorporavano differenti durate di stimolazione e periodi di follow-up.

Zareen e colleghi hanno confrontato l’efficacia della neuromodulazione nel promuovere lo sprouting del tratto cortico-spinale (CST), i potenziali evocati dai muscoli nella corteccia motoria (MEP, da muscle evoked potential) di plasticità simile a LTP (long term potentiation) e le loro basi molecolari associate.

Soltanto la stimolazione iTBS produceva lo sprouting del tratto cortico-spinale (CST) dopo neuromodulazione a breve termine (un giorno di stimolazione; 9 giorni di sopravvivenza dell’espressione dello sprouting); entrambe, iTBS e rMPS, producevano sprouting con la neuromodulazione di lunga durata, cioè di 10 giorni. La crescita assonica era predetta da significativa attivazione della segnalazione mTOR e disattivazione della proteina PTEN (phosphatase and tensin homolog) in tutte le condizioni di neuromodulazione che producevano sprouting significativo.

Entrambi i protocolli di neurostimolazione, indipendentemente dalla durata, sono risultati efficaci nel produrre potenziamento dei potenziali evocati MEP. Ma, a 30 giorni di distanza, un rinforzo LTP-simile dei MEP era prodotto esclusivamente da iTBS di lunga durata.

Impiegando modelli statistici si è dedotto che la segnalazione Stat3 costituisce il mediatore-chiave del potenziamento dei MEP.

Un danno esclusivo al tratto cervicale del midollo spinale (SCI) non determinava alterazioni della segnalazione molecolare di base. Mentre iTBS e rMPS dopo SCI producevano una forte attivazione di mTOR e disattivazione di PTEN, soltanto iTBS determinava attivazione di Stat3.

Gli esiti di questo studio supportano biomarker molecolari differenziati di plasticità strutturale e funzionale dipendente da neuromodulazione, e dimostrano che la neuromodulazione epidurale della corteccia neuromotoria produce cambiamenti molecolari in neuroni che supportano la crescita di assoni dopo SCI. La iTBS può essere più adatta per favorire la riparazione dopo SCI perché promuove la segnalazione molecolare sia per la crescita del CST che per la plasticità dei MEP.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-23 novembre 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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